Tra le prime esperienze che un bambino si trova a vivere, quelle tattili sono tra le più significative. Il neonato nutrito al seno sperimenta una miriade di sensazioni tattili e propriocettive, soprattutto sulla zona periorale ed orale, e sulle mani.
Il calore del latte, quello del seno, nonché la sua morbidezza e quella degli abiti che la madre indossa rappresenteranno i primi tasselli di quella varietà di stimoli con la quale il mondo gli si presenterà un po’ alla volta.
Mangiare è fin dai primi istanti di vita un’esperienza complessa e articolata che impegna la persona nella sua globalità. Sentire e sentirsi, toccare ed essere toccato da ciò che e da chi ci nutre costituiranno acquisizioni formative capaci di orientare le nostre scelte relazionali future e il nostro modo di rapportarci a noi stessi e al mondo esterno.
Quante informazioni passano dal piatto alla nostra bocca? Quanti mondi si dischiudono alla nostra conoscenza? Inutile dirlo: non lo avevamo mai pensato! Un’infinità di sensazioni, belle e piacevoli, ma a volte irritanti e sgradevoli, che mentre mangiamo, anche grazie alla sensibilità tattile, ci attraversano ci fanno comprendere quanto fondante sia l’esperienza alimentare per il costituirsi della personalità umana e dell’intera specie.
Le “mani partecipano ai piaceri della tavola prendendo. Ma la mascella che tasta, spezza, tritura e mastica produce a sua volta delle informazioni tattili essenziali… Le labbra e la lingua anticipano con diletto e timore il calore vellutato del consommé.
Ma un particolare viene a interrompere ad un tratto la sensazione piacevole, un particolare delle dimensioni di un capello, che prima era nel brodo e adesso è sulla lingua”.
E lungo tutto l’arco della nostra esistenza sarà sempre “un particolare delle dimensioni di un capello” a risvegliare a nuova vita la nostra coscienza.
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